Despair is the fate of the realists who know something about sin, but nothing about redemption.
Self-righteousness and irresponsibility is the fate of the idealists who know something about the good possibilities of life, but know nothing of our sinful corruption of it

(Reinhold Niebuhr)

lunedì 18 marzo 2013

Il ‘falso’ San Francesco di Grillo non è quello di Papa Bergoglio




Papa Francesco sembra conquistare immediatamente le persone. Sorridente, umile, informale, familiare, diretto. Ieri, persino Beppe Grillo ha reso omaggio al nuovo Pontefice. Nel suo blog è apparso un post, intitolato "L'importanza di chiamarsi Francesco". «Nessun Papa», osserva il comico genovese, «ha mai avuto il coraggio, perché di vero coraggio si tratta, di chiamarsi Francesco». Citando il libro Il Grillo canta sempre al tramonto, scritto a sei mani con Gianroberto Casaleggio e Dario Fo, egli aggiunge (quasi profeticamente):
Non deve essere un caso che non esista un papa che si sia fatto chiamare Francesco. Noi abbiamo scelto appositamente la data di San Francesco per la creazione del MoVimento. Politica senza soldi. Rispetto degli animali e dell’ambiente. Siamo i pazzi della democrazia, forse molti non ci capiscono proprio per questo e continuano a chiedersi chi c’è dietro.
Habemus Papam, afferma fiero il comico genovese. «Per il momento il suo nome ci rallegra», coclude, «speriamo che ci rallegrino presto anche le sue opere». Ma, diversamente da quello che pensa Grillo, non è un problema di opere (che, certamente, arriveranno). Nella scelta del cardinale Bergoglio, infatti, c'è qualcosa che viene prima. Ed è imprescindibile dalla decisione di portare il nome del Santo di Assisi.
E' stato il Santo Padre ha spiegarlo bene, proprio nei suoi primi interventi pubblici. Ma sono passaggi a cui solitamente - sia la stampa, sia coloro che (esattamente come Grillo) vorrebbero ridurre la Chiesa a un'agenzia umanitaria - non viene dato alcun risalto. Anzi, sono volutamente taciuti.

Questo qualcosa che viene prima è la «pietra angolare» su cui è edificata la Chiesa, ossia Cristo. Nell'omelia, pronunciata a braccio giovedì 14 marzo nella Cappella Sistina, di fronte ai cardinali elettori, Papa Francesco ha affermato con forza: «Noi possiamo camminare quanto vogliamo, noi possiamo edificare tante cose, ma se non confessiamo Gesù Cristo, la cosa non va. Diventeremo una ONG assistenziale, ma non la Chiesa, Sposa del Signore». Sabato, nell'incontro con gli operatori dei media, in Aula Paolo VI, il Pontefice sempre con fermezza ha ribadito:
Un ringraziamento particolarmente sentito va a quanti hanno saputo osservare e presentare questi eventi della storia della Chiesa tenendo conto della prospettiva più giusta in cui devono essere letti, quella della fede. Gli avvenimenti della storia chiedono quasi sempre una lettura complessa, che a volte può anche comprendere la dimensione della fede. Gli eventi ecclesiali non sono certamente più complicati di quelli politici o economici! Essi però hanno una caratteristica di fondo particolare: rispondono a una logica che non è principalmente quella delle categorie, per così dire, mondane, e proprio per questo non è facile interpretarli e comunicarli ad un pubblico vasto e variegato. La Chiesa, infatti, pur essendo certamente anche un’istituzione umana, storica, con tutto quello che comporta, non ha una natura politica, ma essenzialmente spirituale: è il Popolo di Dio, il Santo Popolo di Dio, che cammina verso l’incontro con Gesù Cristo. Soltanto ponendosi in questa prospettiva si può rendere pienamente ragione di quanto la Chiesa Cattolica opera.
Cristo è il Pastore della Chiesa, ma la sua presenza nella storia passa attraverso la libertà degli uomini: tra di essi uno viene scelto per servire come suo Vicario, Successore dell’Apostolo Pietro, ma Cristo è il centro, non il Successore di Pietro: Cristo. Cristo è il centro. Cristo è il riferimento fondamentale, il cuore della Chiesa. Senza di Lui, Pietro e la Chiesa non esisterebbero né avrebbero ragion d’essere. Come ha ripetuto più volte Benedetto XVI, Cristo è presente e guida la sua Chiesa. In tutto quanto è accaduto il protagonista è, in ultima analisi, lo Spirito Santo. Egli ha ispirato la decisione di Benedetto XVI per il bene della Chiesa; Egli ha indirizzato nella preghiera e nell’elezione i Cardinali.
«E’ importante, cari amici, tenere in debito conto questo orizzonte interpretativo», ha aggiunto Papa Bergoglio, «per mettere a fuoco il cuore degli eventi di questi giorni». Il Pontefice ha sottolineato tutto questo proprio prima di rivelare le ragioni della scelta del nome Francesco.
Insomma, di fronte a tutti coloro che vorranno ridurre 'sociologicamente' il Santo Padre nel "Papa dei poveri", non possiamo che ricordare che egli è innanzittutto "un testimone di Cristo". L'ex arcivescovo di Buenos Aires ha sempre aiutato - e, ancora di più, aiuterà - i poveri, ma l'ha sempre fatto - esattamente come Madre Teresa - per il proprio "sì" incondizionato a Cristo. E non, come Grillo vorrebbe raccontarci, per un interesse umanitario, ambientalista o animalista. Proprio per questo, il 'falso' e 'disincarnato' San Francesco di Grillo non è quello 'concreto' e 'carnale' di Papa Bergoglio.
Questo post è già comparso su Linkiesta del 17 marzo 2013


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