Despair is the fate of the realists who know something about sin, but nothing about redemption.
Self-righteousness and irresponsibility is the fate of the idealists who know something about the good possibilities of life, but know nothing of our sinful corruption of it

(Reinhold Niebuhr)

sabato 30 marzo 2013

Enzo Jannacci e la «carezza del Nazareno»


Con l'ironia che ne ha contraddistinto cinquant'anni di carriera, Enzo Jannacci se n'è andato misteriosamente proprio il Venerdì Santo. Nel momento della morte di Gesù di Nazareth. Il 6 febbraio 2009, intervistato dal Corriere della Sera, il grande cantautore milanese si soffermò sul caso di Eluana Englaro. A un certo punto, Jannacci non ebbe vergogna ad affermare con forza:
«In questi ultimi anni la figura del Cristo è diventata per me fondamentale: è il pensiero della sua fine in croce a rendermi impossibile anche solo l'idea di aiutare qualcuno a morire. Se il Nazareno tornasse ci prenderebbe a sberle tutti quanti. Ce lo meritiamo, eccome, però avremmo così tanto bisogno di una sua carezza».
Già, perchè Jannacci - come avrebbe rivelato in un'intervista ad Avvenire il 26 agosto del 2009 - non è mai stato ateo. La sua ricerca religiosa, infatti, era sempre andata avanti negli anni. In Paradiso, molto probabilmente, Jannacci starà ridendo con gusto, proprio perchè quella «carezza del Nazareno» è arrivata. Arrivederci Enzo! 
Questo post è stato pubblicato su Linkiesta il 30 marzo 2013.


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