Despair is the fate of the realists who know something about sin, but nothing about redemption.
Self-righteousness and irresponsibility is the fate of the idealists who know something about the good possibilities of life, but know nothing of our sinful corruption of it

(Reinhold Niebuhr)

domenica 24 febbraio 2013

Grillo, il trionfo della «contro-democrazia»?





L’Italia sembra ormai inguaribilmente ferita da disaffezione ed estraneità dalla politica (e, soprattutto, dai partiti). Nel nostro Paese, il sistema politico-sociale non solo è in ostaggio di forze interne ed esterne, ma mostra anche chiari sintomi di un’evidente crisi della rappresentanza. Ma quella che è andata in scena ieri in una Piazza San Giovanni stracolma di persone è forse l’ennesima manifestazione dell’antipolitica?
In realtà, la tappa finale dello Tsunami Tour di Beppe Grillo è semplicemente la vittoria di quella che l’intellettuale francese Pierre Rosanvallon definisce «contro-democrazia». Con questo termine egli intende connotare non la critica e l’opposizione radicale alla democrazia, bensì quelle forme di sorveglianza con cui il popolo controlla i detentori del potere. Nella «società della diffidenza», il dato fondamentale non è quello della passività, dell’apatia, o della ‘spoliticizzazione’, ma, al contrario, proprio quello di un avvicinamento del pubblico al livello politico. Secondo Rosanvallon, si diffonde una sorta di «contro-politica fondata sul controllo, l’opposizione, l’umiliazione di quei poteri che non si ha più la voglia di fare oggetto prioritario di conquista». 
La nostra epoca scandisce una stagione di «consumismo politico», in cui le «forti aspettative e grandi esigenze indirizzate alle istituzioni politiche», tendono a «delegittimare i poteri verso i quali esse vengono rivolte». In particolare, sostiene lo storico francese, sono la logica dei cittadini e quella dei governanti (governo e opposizioni) a divergere prepotentemente. Mentre i secondi sono «più motivati dal timore di evitare la critica per aver sviluppato una data politica, che mossi dalla speranza di essere popolari lanciandosi in grandi riforme», i primi «sono più sensibili ai rischi di veder peggiorare la propria situazione che alle possibilità di vederla migliorare». Per tale motivo – aggiunge lapidario Rosanvallon – «la maggiore reattività del pubblico ha comportato in cambio una maggiore modestia dei governanti». La realtà della «contro-democrazia» è un circolo vizioso dal quale è difficile uscire, dal momento che è nutrito sia dai rappresentanti, sia dai rappresentati. Inoltre, la  «contro-democrazia» – come l'esperienza del comico genovese testimonia – rischia anche di trasformarsi molto spesso in «populismo», che Rosanvallon non esita a definire una pericolosa «patologia della politica».



Pubblicata in Francia per la prima volta nel 2008, la riflessione dell’autore fotografa realisticamente le promesse non mantenute delle democrazie, soprattutto quella del nostro Paese. La banalizzazione o l’umiliazione di poteri e istituzioni, considerati ormai inessenziali alla vita o di ostacolo alla società, rimane tuttavia un fenomeno preoccupante. Infatti, l’eventualità che un sistema democratico s’incammini verso la stagnazione o il crollo non può essere considerata così remota. In politica il ‘vuoto’ di potere non esiste, proprio perché viene subito riempito da qualcuno.
Martedì sapremo il risultato delle elezioni. Forse, il Movimento 5 stelle otterrà un ottimo risultato. Molto probabilmente, assisteremo a una riarticolazione (che è, al tempo stesso, una disarticolazione) del sistema partitico. Ma i fantasmi di un trionfo della «contro-democrazia» ci perseguiteranno ancora per lungo tempo. 
Questo articolo è tratto dal mio blog su Linkiesta: "La schiena di Gino" 




lunedì 11 febbraio 2013

Un atto estremo di paternità




Carissimi Fratelli,

vi ho convocati a questo Concistoro non solo per le tre canonizzazioni, ma anche per comunicarvi una decisione di grande importanza per la vita della Chiesa. Dopo aver ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio, sono pervenuto alla certezza che le mie forze, per l’età avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino. Sono ben consapevole che questo ministero, per la sua essenza spirituale, deve essere compiuto non solo con le opere e con le parole, ma non meno soffrendo e pregando. Tuttavia, nel mondo di oggi, soggetto a rapidi mutamenti e agitato da questioni di grande rilevanza per la vita della fede, per governare la barca di san Pietro e annunciare il Vangelo, è necessario anche il vigore sia del corpo, sia dell’animo, vigore che, negli ultimi mesi, in me è diminuito in modo tale da dover riconoscere la mia incapacità di amministrare bene il ministero a me affidato. Per questo, ben consapevole della gravità di questo atto, con piena libertà, dichiaro di rinunciare al ministero di Vescovo di Roma, Successore di San Pietro, a me affidato per mano dei Cardinali il 19 aprile 2005, in modo che, dal 28 febbraio 2013, alle ore 20,00, la sede di Roma, la sede di San Pietro, sarà vacante e dovrà essere convocato, da coloro a cui compete, il Conclave per l’elezione del nuovo Sommo Pontefice.

Carissimi Fratelli, vi ringrazio di vero cuore per tutto l’amore e il lavoro con cui avete portato con me il peso del mio ministero, e chiedo perdono per tutti i miei difetti. Ora, affidiamo la Santa Chiesa alla cura del suo Sommo Pastore, Nostro Signore Gesù Cristo, e imploriamo la sua santa Madre Maria, affinché assista con la sua bontà materna i Padri Cardinali nell’eleggere il nuovo Sommo Pontefice. Per quanto mi riguarda, anche in futuro, vorrò servire di tutto cuore, con una vita dedicata alla preghiera, la Santa Chiesa di Dio.

Dal Vaticano, 10 febbraio 2013



Nel dolore per la notizia, non posso che ringraziarLa commosso Santo Padre per questo atto estremo di paternità e santità!