Despair is the fate of the realists who know something about sin, but nothing about redemption.
Self-righteousness and irresponsibility is the fate of the idealists who know something about the good possibilities of life, but know nothing of our sinful corruption of it

(Reinhold Niebuhr)

venerdì 30 marzo 2012

Se il tuono anticipa il fulmine: Weibo e il (presunto) Colpo di Stato in Cina







Nelle Considérations politiques sur les coups d'état del 1639, Gabriel Naudé fu perentorio: il Colpo di Stato anticipa la sua enunciazione, come il fulmine anticipa il tuono. La segretezza, infatti, è fondamentale per il buon esito di un atto con cui un gruppo di congiurati (o un settore chiave della burocrazia statale) cerca di modificare l’assetto istituzionale di un Paese mediante l’uso della forza.
In Cina, almeno ultimamente, l’opera dell’intellettuale francese non deve avere grande mercato editoriale o attirare molti lettori. Molti e più assidui frequentatori è invece in grado di calamitare Weibo, il più famoso sito di microblogging cinese. Il social network asiatico – un ibrido fra Twitter e Facebook – conta più di 300 milioni d’iscritti e 2 milioni di post pubblicati giornalmente.
Non è pertanto un caso che tra il 19 e il 22 marzo si sia diffusa rapidamente – proprio attraverso Weibo – la notizia di un tentativo (seppur fallito) di colpo di Stato in Cina. Rilanciato da qualche media internazionale, il rumor non trova ovviamente conferma ufficiale. Ad organizzare il “golpe” sarebbero stati Bo Xilai, ex potentissimo segretario del partito comunista della metropoli di Chongqing (già esautorato), e Zhou YongKang, capo degli apparati militari e membro del Politburo del Partito comunista cinese.
Questa curiosa notizia ci permette di tentare almeno due brevi considerazioni. L’una strettamente legata al presente e al futuro dei social network, l’altra più genuinamente politica.
Da un lato, infatti, emerge ancora una volta come Twitter, Facebook o Weibo – anche all’interno di Paesi, dove la censura è ramificata – rappresentino uno strumento straordinario per la diffusione di notizie. Dall’Egitto all’Iran, dalla Siria alla Cina, la protesta popolare si muove sulla rete. Un forte dubbio rimane semmai sull’attendibilità delle fonti e sull’uso distorsivo di tali mezzi per finalità propagandistiche (sia dei governi, sia delle forze di opposizione). Interessante è poi sottolineare l’insolita, ma assai astuta, tolleranza cinese verso Weibo: meglio avere persone ‘isolate’ che twittano o postano, piuttosto che disordini ‘organizzati’ di piazza. Una Tienanmen mediatica non è all’orizzonte. E, quindi, non fa davvero paura.
Dall’altro lato, appare ancora più evidente come lo scontro tra riformisti e neo-maoisti sia sempre più aspro all’interno del Partito, in un momento assai delicato per la frenata dell’economia cinese. L’urgente necessità di riforme economiche, fiscali e sociali s’interseca poi con la sfida per il potere in vista della successione al Presidente Hu Jintao. In pole position, c’è il delfino designato Xi Jinping. Tuttavia, cruciale sembra la battaglia per le poltrone del Comitato permanente del Politburo. Sette dei suoi attuali membri, infatti, usciranno di scena per raggiunti limiti di età.
Nei prossimi mesi, c’è da scommetterci, sentiremo ancora parlare di complotti e faide, magari proprio attraverso Weibo. E chissà se questa volta il fulmine arriverà prima del tuono.

Articolo pubblicato su CQ140 il 26 marzo 2012

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