Despair is the fate of the realists who know something about sin, but nothing about redemption.
Self-righteousness and irresponsibility is the fate of the idealists who know something about the good possibilities of life, but know nothing of our sinful corruption of it

(Reinhold Niebuhr)

giovedì 22 marzo 2012

Lo SWIFT taglia i viveri alle banche iraniane: «se potessi avere mille lire al mese»







Nel 1939, Gilberto Mazzi cantava «se potessi avere mille lire al mese». Il ritornello del brano scritto da Carlo Innocenzi e Alessandro Sopranzi è diventato poi l’inno di una generazione. Ma, molto probabilmente, se venisse trasmesso oggi per le strade di Teheran non rappresenterebbe nemmeno una magra consolazione.
La strategia delle sanzioni, infatti, sembra aver cambiato definitivamente registro. Il suo obiettivo appare ormai chiaro: isolare definitivamente l’economia iraniana così da bloccare il controverso programma nucleare del regime degli Ayatollah.
Venerdì scorso, attraverso un breve comunicato stampa, la Society for Worldwide Interbank Financial Telecommunication (SWIFT) ha reso noto che a partire dal pomeriggio di sabato 17 marzo avrebbe tagliato i servizi alle banche iraniane soggette alle sanzioni imposte dall’Unione europea. Non è stata divulgata alcuna lista degli istituti coinvolti. Ma dovrebbero essere almeno trenta le banche nel mirino, compresa la Banca centrale iraniana.
SWIFT fornisce servizi fondamentali per transazioni finanziarie, esportazioni di petrolio e altri scambi commerciali. Pertanto, la disconnessione dal suo network aggraverà lo stato di salute di un sistema economico-finanziario già stremato. I cittadini iraniani avranno sempre più problemi a ottenere finanziamenti per i propri bisogni quotidiani. Mentre, per Teheran sarà non solo più difficile vendere gas e petrolio, ma anche riceverne il pagamento.
«Disconnettere le banche è una misura straordinaria e senza precedenti per la SWIFT» ha affermato il CEO Lazaro Campos, specificando che la società belga è stata costretta ad agire in questo modo per obbedire alle decisioni del Consiglio europeo e del Governo del Belgio. Anche se, c’è da scommetterci, un grande ruolo è stato giocato nell’ombra dagli Stati Uniti. America ed Europa mettono così a segno un importante punto a loro vantaggio nella partita contro l’Iran. Anche Israele pare che abbia gradito l’iniziativa. Trapela, infatti, da fonti israeliane che Netanyahu ne sia stato promotore con Obama nel suo recente viaggio negli Stati Uniti.
Le conseguenze che questo strike finanziario contro l’Iran avrà nei prossimi mesi non sono al momento quantificabili. Ed è bene non farsi troppe illusioni. Tuttavia, esso rappresenta un passaggio cruciale nella delicata situazione mediorientale, proprio perché potrebbe placare i venti di guerra nella regione. Non è un caso che un alto ufficiale israeliano, rallegrandosi per l’esclusione delle banche iraniane dal sistema finanziario regolato dalla SWIFT, abbia definito l’intera operazione un «colpo mortale» per il regime di Teheran.
C’è da augurarsi che gli sforzi della comunità internazionale – rivolti non solo a bloccare il programma nucleare iraniano, ma anche a evitare un intervento armato israeliano – riescano nel loro intento. E ciò per il bene dei popoli di Iran, d’Israele e dell’intero Medio Oriente.


Questo articolo è stato pubblicato su CQ140 il 19 marzo 2012



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