Nel 1939, Gilberto Mazzi cantava «se
potessi avere mille lire al mese». Il ritornello del brano scritto da Carlo
Innocenzi e Alessandro Sopranzi è diventato poi l’inno di una generazione. Ma, molto
probabilmente, se venisse trasmesso oggi per le strade di Teheran non
rappresenterebbe nemmeno una magra consolazione.
La
strategia delle sanzioni, infatti, sembra aver cambiato definitivamente
registro. Il suo obiettivo appare ormai chiaro: isolare definitivamente
l’economia iraniana così da bloccare il controverso programma nucleare del
regime degli Ayatollah.
Venerdì scorso,
attraverso un breve comunicato stampa, la Society for Worldwide Interbank
Financial Telecommunication (SWIFT) ha reso noto che a partire dal pomeriggio
di sabato 17 marzo avrebbe tagliato i servizi alle banche iraniane soggette
alle sanzioni imposte dall’Unione europea. Non è stata divulgata alcuna lista
degli istituti coinvolti. Ma dovrebbero essere almeno trenta le banche nel
mirino, compresa la Banca centrale iraniana.
SWIFT
fornisce servizi fondamentali per transazioni finanziarie, esportazioni di
petrolio e altri scambi commerciali. Pertanto, la disconnessione dal suo network
aggraverà lo stato di salute di un sistema economico-finanziario già stremato.
I cittadini iraniani avranno sempre più problemi a ottenere finanziamenti per i
propri bisogni quotidiani. Mentre, per Teheran sarà non solo più difficile vendere
gas e petrolio, ma anche riceverne il pagamento.
«Disconnettere
le banche è una misura straordinaria e senza precedenti per la SWIFT» ha
affermato il CEO Lazaro Campos, specificando che la società belga è stata
costretta ad agire in questo modo per obbedire alle decisioni del Consiglio
europeo e del Governo del Belgio. Anche se, c’è da scommetterci, un grande
ruolo è stato giocato nell’ombra dagli Stati Uniti. America ed Europa mettono
così a segno un importante punto a loro vantaggio nella partita contro l’Iran. Anche
Israele pare che abbia gradito l’iniziativa. Trapela, infatti, da fonti
israeliane che Netanyahu ne sia stato promotore con Obama nel suo recente
viaggio negli Stati Uniti.
Le
conseguenze che questo strike
finanziario contro l’Iran avrà nei prossimi mesi non sono al momento quantificabili.
Ed è bene non farsi troppe illusioni. Tuttavia, esso rappresenta un passaggio cruciale
nella delicata situazione mediorientale, proprio perché potrebbe placare i
venti di guerra nella regione. Non è un caso che un alto ufficiale israeliano, rallegrandosi
per l’esclusione delle banche iraniane dal sistema finanziario regolato dalla
SWIFT, abbia definito l’intera operazione un «colpo mortale» per il regime di
Teheran.
C’è da
augurarsi che gli sforzi della comunità internazionale – rivolti non solo a
bloccare il programma nucleare iraniano, ma anche a evitare un intervento
armato israeliano – riescano nel loro intento. E ciò per il bene dei popoli di
Iran, d’Israele e dell’intero Medio Oriente.
Questo articolo è stato pubblicato su CQ140 il 19 marzo 2012
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