Despair is the fate of the realists who know something about sin, but nothing about redemption.
Self-righteousness and irresponsibility is the fate of the idealists who know something about the good possibilities of life, but know nothing of our sinful corruption of it

(Reinhold Niebuhr)

lunedì 28 maggio 2012

«Ritorno al futuro»: Il calcio italiano sei anni dopo



Oggi Contropiede.net pubblica un mio commento alla nuova bufera sul calcioscommesse






«Ritorno al futuro». Nessun’altra espressione, come il titolo del fortunato film del regista Robert Zemeckis (e del meno famoso articolo dell’internazionalista John Mearsheimer), è in grado di descrivere meglio l’anticipo d’estate che ha scosso questa mattina Coverciano, dove la nazionale sta ultimando la sua preparazione in vista dei prossimi campionati europei. Infatti, proprio come sei anni fa, il calcio italiano è scosso da una nuova bufera giudiziara. [continua a leggere]





venerdì 25 maggio 2012

Non guardarmi non ti sento: i colloqui sul nucleare iraniano



Oggi su CQ140 una mia analisi sulla due giorni di Baghdad 




Nel 1989, Arthur Hiller portò nelle sale cinematografiche «Non guardarmi: non ti sento». Una commedia degli equivoci che raccontava le assurde avventure di un cieco (Richard Pryor) e un sordo (Gene Wilder). Accusati ingiustamente di omicidio e braccati dalla polizia, i due sfortunati protagonisti erano anche perseguitati dai veri e spietati assassini che intendevano ucciderli.
La divertente pellicola del regista canadese ben si adatta a sintetizzare i risultati degli incontri sul programma nucleare iraniano, terminati ieri a Baghdad. Da una parte l’Iran (il cieco), dall’altra il 5+1 (il sordo) hanno avuto davvero tante difficoltà a comprendersi reciprocamente. [continua a leggere] 



martedì 22 maggio 2012

La «banda di fratelli» del Chelsea



Il mio esordio su Contropiede.net




«Lasciate che chi non ha voglia di combattere se ne vada. Dategli dei soldi perché acceleri la sua partenza, dato che non intendiamo morire in compagnia di quell’uomo. Non vogliamo morire con nessuno ch’abbia paura di morir con noi». Così, nell’omonimo dramma di William Shakespeare, il re Enrico V si rivolge ai suoi uomini prima della battaglia di Azincourt. [continua a leggere].



lunedì 21 maggio 2012

Il Chelsea ad Azincourt

Come il 25 ottobre 1415 ad Azincourt, ma - questa volta, il 19 maggio 2012, nella finale di Champions League 2012 - contro i tedeschi e non contro i francesi. Una «banda di fratelli», quella del Chelsea, guidata da un grande condottiero, Roberto Di Matteo, ha combattuto e vinto un'epica partita sul campo di Monaco contro un avversario (apparentemente) superiore, proprio come nella storica battaglia raccontata anche da William Shakespeare nel suo Enrico V.




Lasciate che chi non ha voglia di combattere se ne vada. Dategli dei soldi perché acceleri la sua partenza, dato che non intendiamo morire in compagnia di quell'uomo. Non vogliamo morire con nessuno ch'abbia paura di morir con noi.
Da noi in Inghilterra questo giorno è la festa di Santo Crispiniano; chi a questo giorno sopravviverà ed avrà la fortuna d'invecchiare, ogni anno, alla vigilia della festa, radunerà i vicini intorno a sé: «Domani è San Crispino e Crispiniano», dirà e rimboccandosi le maniche ed esibendo le sue cicatrici: «Queste son le ferite che ho toccate nel dì di San Crispino».
I vecchi sono facili all'oblio, ma lui avrà obliato tutto il resto, non però la memoria di quel giorno, anzi infiorando un poco quel ricordo per quel che ha fatto lui personalmente.
E allora i nostri nomi, alle sue labbra già stati famigliari – Enrico Re, e Bedford, Warwick, Talbot, Gloucester, Exeter, e Salisbury – gli ritorneranno vivi alla mente tra i boccali colmi, e il brav’uomo tramanderà a suo figlio questa nostra vicenda; ed i Santi Crispino e Crispiniano, da questo giorno alla fine del mondo non passeranno più la loro festa senza che insieme a loro non s’abbia a ricordarsi anche di noi; di questi noi felicemente pochi, di questa nostra banda di fratelli:
perché chi oggi verserà il suo sangue sarà per me per sempre mio fratello e, per quanto sia umile di nascita, questo giorno lo nobiliterà; e quei nobili che in Inghilterra ora dormono ancor nei loro letti, si dovranno reputare sfortunati per non essere stati qui quest’oggi, e si dovranno sentire sminuiti perfino nella essenza d’uomini quando si troveranno ad ascoltare alcuno ch’abbia con noi combattuto il dì di San Crispino.



(William Shakespeare, Enrico V)







martedì 15 maggio 2012

La fine di un'era?




Nel 1934, riflettendo sulle conseguenze della grande crisi, che sembrava aver travolto non solo il capitalismo americano ma anche la cultura e la civiltà del suo Paese, Reinhold Niebuhr osservò in maniera assai ruvida:  «stiamo assistendo al tragico spettacolo di una civiltà che sta lentamente distruggendo se stessa». 
Nel corso del secolo scorso, l'Europa non ha perso tempo per portare a compimento l'atroce previsione che il teologo protestante aveva espresso per gli Stati Uniti. Ma, dopo due conflitti mondiali e il definitivo tramonto del sistema internazionale eurocentrico che fino a quel momento aveva ordinato l'ordine globale, il Vecchio continente sembrava aver trovato le forze necessarie per traguardare il futuro. Nelle intenzioni dei De Gasperi, Schuman e Adenauer, l'Europa poteva (e doveva) ritrovare se stessa attraverso la condivisione di un ideale alto. Lo sviluppo del progetto unitario - come possiamo ormai vedere quotidianamente - ha però scoperto il fianco a molte insidie e ambiguità. 
La rigida austerità tedesca, se non scardinata da adeguate misure per la crescita economica, realizzerà il triste presagio di Niebuhr?   


lunedì 7 maggio 2012

Analisi per CQ140






Nel luglio 1971, il Presidente Richard Nixon inviò in missione segreta a Pechino Henry Kissinger, allora suo Consigliere per la sicurezza nazionale, con l’incarico di ristabilire le relazioni diplomatiche con la Cina, che si erano interrotte da più di due decadi. Nel corso degli ultimi quarant’anni, il rapporto tra i due Paesi si è andato intensificando, soprattutto sotto il profilo economico-finanziario. Nell’aprile del 2009, a margine del G20 di Londra, Barack Obama e Hu Jintao annunciarono l’apertura di un “Dialogo strategico ed economico fra Usa e Cina”. (continua a leggere)



Terza stella



«Alla Juventus vincere non è importante. È l'unica cosa che conta»

(Giampiero Boniperti)



venerdì 4 maggio 2012

L’ironia della stagione bianconera. Ecco cosa il «realismo cristiano» di Niebuhr può insegnare al calcio







Caro Direttore,

In The Irony of American History del 1952, Reinhold Niebuhr ripercorre la repentina ascesa degli Stati Uniti nel sistema internazionale. La breve storia nazionale e internazionale del suo Paese appare al grande teologo protestante incessantemente costellata di elementi e situazioni «ironiche». L’ironia, osserva l’autore, consiste nell’affacciarsi nella vita di incongruenze apparentemente fortuite che, a una analisi più attenta, non si rivelano tali, proprio perché gli uomini sono pienamente artefici, se non persino complici, del loro affermarsi. (continua a leggere)





giovedì 3 maggio 2012

Quaerere Deum: il compito della scienza secondo Benedetto XVI





Oggi, Benedetto XVI ha visitato il Policlinico "A. Gemelli" in occasione del  50° anniversario dell'istituzione della Facoltà di Medicina e chirurgia dell'Università Cattolica del Sacro CuoreLeggi il testo del discorso che il Santo Padre ha pronunciato nella sede romana del nostro Ateneo. 




mercoledì 2 maggio 2012

Perché le civiltà contano (ancora). Una riflessione per Globus et Locus











Che cosa sono le civiltà (o le civilizzazioni)? Nel corso dei secoli, molti autori hanno cercato di rispondere a questa domanda, offrendo nelle loro riflessioni diverse definizioni di questo sfuggente concetto (magari, senza nemmeno utilizzarlo esplicitamente). E, pur se è rimasto assai spesso vacuo e indefinito, ciò non toglie che il suo fascino e la sua importanza permangano ancora oggi invariati. (continua a leggere)




Analisi per CQ140






Nel celebre saggio Vom Kriege del 1832, Carl von Clausewitz coniò un’espressione destinata ad avere un’enorme fortuna nella storia del pensiero strategico. «La guerra», affermò il generale prussiano, «non è che la continuazione della politica con altri mezzi». Questa frase è ormai entrata nella dialettica dell’opinione pubblica. Tuttavia, è andata perdendo il proprio originario accento discrezionale per assumere un’errata connotazione deterministica. Secondo Clausewitz, la guerra è uno «strumento della politica»: un’opzione cui è possibile rivolgersi, ma non una necessità della natura. (continua a leggere)