Despair is the fate of the realists who know something about sin, but nothing about redemption.
Self-righteousness and irresponsibility is the fate of the idealists who know something about the good possibilities of life, but know nothing of our sinful corruption of it

(Reinhold Niebuhr)

lunedì 21 maggio 2012

Il Chelsea ad Azincourt

Come il 25 ottobre 1415 ad Azincourt, ma - questa volta, il 19 maggio 2012, nella finale di Champions League 2012 - contro i tedeschi e non contro i francesi. Una «banda di fratelli», quella del Chelsea, guidata da un grande condottiero, Roberto Di Matteo, ha combattuto e vinto un'epica partita sul campo di Monaco contro un avversario (apparentemente) superiore, proprio come nella storica battaglia raccontata anche da William Shakespeare nel suo Enrico V.




Lasciate che chi non ha voglia di combattere se ne vada. Dategli dei soldi perché acceleri la sua partenza, dato che non intendiamo morire in compagnia di quell'uomo. Non vogliamo morire con nessuno ch'abbia paura di morir con noi.
Da noi in Inghilterra questo giorno è la festa di Santo Crispiniano; chi a questo giorno sopravviverà ed avrà la fortuna d'invecchiare, ogni anno, alla vigilia della festa, radunerà i vicini intorno a sé: «Domani è San Crispino e Crispiniano», dirà e rimboccandosi le maniche ed esibendo le sue cicatrici: «Queste son le ferite che ho toccate nel dì di San Crispino».
I vecchi sono facili all'oblio, ma lui avrà obliato tutto il resto, non però la memoria di quel giorno, anzi infiorando un poco quel ricordo per quel che ha fatto lui personalmente.
E allora i nostri nomi, alle sue labbra già stati famigliari – Enrico Re, e Bedford, Warwick, Talbot, Gloucester, Exeter, e Salisbury – gli ritorneranno vivi alla mente tra i boccali colmi, e il brav’uomo tramanderà a suo figlio questa nostra vicenda; ed i Santi Crispino e Crispiniano, da questo giorno alla fine del mondo non passeranno più la loro festa senza che insieme a loro non s’abbia a ricordarsi anche di noi; di questi noi felicemente pochi, di questa nostra banda di fratelli:
perché chi oggi verserà il suo sangue sarà per me per sempre mio fratello e, per quanto sia umile di nascita, questo giorno lo nobiliterà; e quei nobili che in Inghilterra ora dormono ancor nei loro letti, si dovranno reputare sfortunati per non essere stati qui quest’oggi, e si dovranno sentire sminuiti perfino nella essenza d’uomini quando si troveranno ad ascoltare alcuno ch’abbia con noi combattuto il dì di San Crispino.



(William Shakespeare, Enrico V)







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