In Mystery
and Manners del 1969, mentre riflette sul ruolo e
le prospettive della letteratura cattolica nel profondo Sud degli Stati Uniti, Flannery
O’Connor osserva che il romanziere è un «realista delle distanze», ossia un
«profeta». Nel caso del romanziere, aggiunge la grande scrittrice di Savannah. la
profezia «non è questione di predire il futuro», bensì «consiste nel vedere le
cose in tutta l’estensione del loro significato e quindi nel vedere in primo
piano le cose lontane». Pertanto, il romanziere, in quanto «realista delle
distanze», «non esita a distorcere le apparenze per mostrare una verità
nascosta». E, conclude l’autrice di Wise
Blood, «è questo tipo di realismo che si trova nei migliori esempi del
grottesco».
Ieri
sera a San Siro, nel romanzo del calcio italiano è stata scritta una pagina che
rappresenta un classico esempio del grottesco. La squadra dei ‘ladri’ è stata
sconfitta a causa di un rigore inesistente. Tutta l’Italia calcistica non
bianconera ha esultato di gioia. Una Juventus brutta e sottotono (che ha dato
qualche segno di vita soltanto nel secondo tempo, senza però saper incidere
sulla partita come al solito) si è dovuta arrendere a un Milan ben disposto in
campo, ma anche assai mediocre nel gioco. Tuttavia, è proprio nell’episodio che
ha coinvolto Mauricio Isla a essere racchiuso il senso più profondo della gara,
forse dell’intero campionato. Proprio come al termine del racconto breve La schiena di Parker – quando il
protagonista viene allontanato e violentemente pestato con una scopa dalla sua
‘devotissima’ (e iconoclasta) moglie, a causa del nuovo tatuaggio raffigurante
il volto di Cristo che si è fatto dietro le spalle – i pochi centimetri che
separano il braccio dal fianco destro del centrocampista cileno distorcono le
apparenze e mostrano due verità nascoste.
Da
un lato, è evidente come risulti ormai stantia la polemica giacobina sul
campionato falsato. Sarebbe utile e salutare per il calcio italiano uscire dal
viluppo di un tale circolo vizioso. Dagli errori arbitrali – che c’erano, ci
sono e sempre ci saranno – non può liberarci nessuno. A meno che i dirigenti di
Fifa e Uefa decidano di introdurre la prova televisiva in campo (proprio come
succede nel rugby). Ogni direttore di gara – in quanto essere umano – può
sbagliare. La preparazione degli arbitri deve aiutare a ridurre il problema, ma
non può certo risolverlo. D’altronde, anche la grande narrazione di
‘calciopoli’ si è rivelata nient’altro che una costruzione mediatica. Il
sistema coinvolgeva tutti. Nessuno escluso (come ben dimostra la prescrizione
del reato concessa all’Inter da Palazzi). Al calcio, in altre parole, non si
addice il manicheismo.
Dall’altro
lato, colpisce in maniera positiva il comportamento sia del Milan, sia della
Juventus. I rossoneri, attraverso il loro allenatore, hanno riconosciuto che il
rigore era inesistente. I bianconeri – da Marotta a Buffon – non hanno aperto
un’altra polemica sterile. I primi hanno portato a casa un successo utile, in
un momento di forte difficoltà, mentre i secondi hanno ammesso una sconfitta
figlia della cattiva prestazione più che del singolo episodio. Da ciò entrambe
le squadre possono ripartire con realismo. Il Milan deve evitare la facile e
illusoria euforia che la vittoria potrebbe generare. La strada è ancora lunga.
E questo Allegri sembra averlo proprio capito. La Juve, invece, deve ancora una
volta riconoscere che ogni partita è un racconto breve in sé nel romanzo del
campionato. E, soprattutto, che la Champions League è un impegno che si fa
sentire. Conte sa molto bene che l’umiltà e il duro lavoro sono il miglior antidoto
per guarire dalla seconda sconfitta stagionale.
Se
l’episodio fosse avvenuto a parti invertite (come l’errore sul goal di Muntari
dello scorso anno), oggi non saremmo qui a scrivere. Il calcio italiano sarebbe
perso nelle polemiche giornalistiche e negli sfottò da bar dei tifosi. Per
fortuna, non è andata così. Esattamente come la vita, il calcio è misterioso.
E, qualche volta, può riservarci delle soprese ambigue. Oggi, possiamo evitare
di guardare indietro, rivolgendo lo sguardo al prossimo turno. Infatti, a
sorreggere il campionato non è l’occulta mano di nessuno, ma la provvidenziale schiena
di Isla.
Questo articolo è stato pubblicato su www.contropiede.net il 26 novembre 2012